Vivere Essaouira

Essaouira era lì che mi aspettava, da 4 anni, la mia ultima volta in Marocco. Ora che l’ho vista so che non la dimenticherò mai. Anche questa città mi rimarrà sotto pelle (vedi post Marocco: un paese sotto pelle). La decadenza dei palazzi corrosi dal tempo, dal vento, dal sole. La brezza marina che regala una foschia inaspettata. I profumi delle essenze tra le vie della medina e gli odori pungenti, a volte stomachevoli, vicino al porto. Il turismo occidentale e marocchino che si mescolano perfettamente. I grandi gabbiani padroni della città che catturano subito lo sguardo. Il pesce onnipresente in ogni vicolo, per terra, su bancarelle, nelle buste, nei piatti, tra le grinfie di gatti “sgarrupati” anche loro. E’ Essaouira.
Troppa roba e troppe sensazioni da dover sradicare dagli occhi e dalla mente per descriverla. Ecco quindi quello che mi riesce meglio, aprirvi una finestra. Farvela vedere attraverso i miei occhi.

Consigli: per dormire Riad Chbanate (cui dedicherò una recensione a parte), in piena medina; per cena il ristorante Les Alizes Mogador; per un pranzo veloce e molto informale i chioschetti non lontano dal porto. Noi abbiamo provato il chioschetto n.11. Andate tranquilli, basta evitare ghiaccio e insalata e mangerete del buon pesce fresco alla griglia.IMG_1809mod2IMG_1842mod copiaIMG_1945modIMG_1883mod

Ritorno in Marocco

Estate finita. Roma sta tornando ad ospitare il suo traffico. I frigoriferi iniziano ad essere più “vissuti”. La gente ha ricominciato a lamentarsi delle nuvole e della pioggia. Si inizia a pensare alla spesa e a cosa cucinare per cena. Qualcuno ha già trascorso il suo primo giorno all’Ikea probabilmente. Il mio viaggio si è concluso. La mia seconda volta in Marocco, con un tour completamente diverso da 4 anni fa. Un giro che in 15 giorni ha toccato la costa atlantica, con alcune soste interne, fino alla costa mediterranea.
Preso un volo di andata (Ryanair) Roma-Marrakech e un volo di ritorno (Alitalia) Casablanca-Roma. In 15 giorni percorsi con Naoufal (guida, e ormai amico, marocchino) circa 2700/3000 km in macchina, dormito in 3 riad, 1 b&b, 3 hotel e a casa di una famiglia marocchina.
Ora son tornata. Mi sento “ricca. Con tanto negli occhi. Ho voglia di starmene un po’ a casa. Pian piano riuscirò (spero) a raccontarvi tutto.

Giro marocchino 2013

Giro marocchino 2013

Giro marocchino 2009

Giro marocchino 2009

E’ ora di partire

Ho scoperto che d’estate stare dietro al blog mi e’ davvero difficile. Lo ammetto pubblicamente. Il cervello e’ stanco e carico di tutte le informazioni che lo hanno pressato durante l’anno. Quasi sfinito. Ti ritrovi a fare il countdown delle ferie. Si e’ proiettati verso il relax e, per molti, come me, verso un nuovo viaggio. Un viaggio che, come migliaia di italiani, avverra’ad agosto, il mese dei bollini rossi, del caldo torrido, del dubbio ‘ho chiuso bene la porta’, dell’alta stagione, dei cartelli ‘chiuso per ferie’… ma a me non importa. L’emozione dei giorni antecedenti il viaggio e’ unica. Ricorda vagamente l’innamoramento. E’ come se avessi una farfalla nello stomaco. Inizia ad agitarsi.

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Il dilemma dell’estate

Eccolì lì. Si stanno palesando!Li vedo in lontananza.
Si fanno sempre più concreti e frequenti man mano che le ferie estive si avvicinano.
Sto parlando di quegli articoli e/o dibattiti in cui il tema centrale, e di ampio e approfondito spettro filosofico, è quello della distinzione tra viaggio e turismo.
Vi siete mai ritrovati nel pieno di una discussione tra persone che tengono a precisare con fermezza che il loro modo di girare e scoprire il mondo non è quello di un turista ma quello di un viaggiatore?
Ora, io mi chiedo, abbiamo veramente bisogno di dover etichettare qualsiasi cosa?
Devo sentirmi una persona diversa e maggiormente realizzata se vengo considerata una viaggiatrice e non una turista?
A qualcuno è mai venuto in mente che, forse, il turista e il viaggiatore sono figli di una stessa madre?
Quella della conoscenza e della scoperta del mondo?
Il fatto è che il termine viaggio conserva quella natura poetica, romantica e avventurosa alla quale noi tutti vogliamo essere in qualche modo legati, mentre il concetto di turismo è connotato da una valenza legata molto più ad aspetti economici e commerciali.
Il turista sembra ormai avere quasi una sua fisicità ben definita: infradito, bottiglietta d’acqua, macchinetta compatta in tasca, menù a prezzi fissi…
Vi dirò, probabilmente mi sarà capitato una volta di aver pensato che i miei viaggi non sono proprio così comuni ma, a pensarci bene, non ho timore nell’essere definita
una turista.
Qualsiasi partenza, da turista o da viaggiatore, ci rende profondamente umani._MG_9550-001

Una città, un colore

“… Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi e saprò d’esser io: gettando un’occhiata, mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori.” – Cesare Pavese

Qual è la cosa che di solito vi rapisce di più, a livello sensoriale, durante la scoperta di un nuovo posto?  Gli odori, i sapori, le immagini che vi si presentano quasi l’occhio fosse un obiettivo fotografico pronto a scattare?
Spesso la perfetta combinazione di tutti queste emozioni sensoriali non è un risultato facilmente raggiungibile. C’è sempre qualcosa che “stona”: un odore eccessivamente pungente, una realtà troppo dura, un sapore lontano dai propri gusti.
Il cocktail perfetto per un alcolizzato di viaggi è sempre difficile da realizzare.
Se proviamo però ad isolare alcuni dei sensi e delle emozioni che ci entrano nell’animo durante un viaggio, riusciamo a scoprire la genuinità delle piccole cose
e la varietà del mondo che ci si presenta davanti agli occhi.
Su Il Post ho trovato un simpatico reportage fotografico in giro per il mondo con una carrellata di città in cui case ed edifici dimenticano i grigi a cui siamo spesso abituando, esplodendo letteralmente di colore.
Ad ognuno il proprio colore e la propria città… http://www.ilpost.it/2013/04/09/citta-colorate/

La Boca, Buenos Aires (Paula Soler - Moya)

La Boca, Buenos Aires (Paula Soler – Moya)

 

Il tetto del mondo

“L’unico vero viaggio… sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri…”. (“Le seul véritable voyage… ce ne serait pas d’aller vers des nouveaux paysages, mais d’avoir d’autres yeux, de voir l’univers avec les yeux d’un autre, de cent autres…”) .
Tratto da “Alla ricerca del tempo perduto – la Prigioniera” di Marcel Proust

A volte dimentichiamo quanto sia interessante viaggiare con gli occhi degli altri. Scoprire un nuovo mondo, spesso lontano o inavvicinabile, attraverso le emozioni, il coraggio e le riflessioni di un’altra persona.
Ed è interessante poter navigare in Internet e assorbire informazioni e conoscenze di posti che, forse, non visiterai mai ma che ti rapiscono per paesaggi, cultura, tradizioni, curiosità.
Il vero viaggiatore non è geloso dei propri viaggi e non invidia gli altri per i luoghi che non ha potuto visitare ma, al contrario, si nutre della comune passione, cercando di assorbire le cose che non conosce.
E’ un po’ il caso di questo servizio del National Geographic dedicato ad un’area montuosa e aspra come quella del nord-est dell’Afghanistan, il Corridoio del Wakhan (ad una quota che supera i 4.000 metri).
E’ affascinante scoprire, attraverso gli occhi del fotografo Matthieu Paley, la difficile vita dei pastori nomadi kirghizi che popolano queste terre.
Una vita di partenze e arrivi, di capacità di adattamento ad una clima sempre ostile e spesso di privazioni. http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2013/02/18/foto/prigionieri_sul_tetto_del_mondo-1477242/1/

Fotografie di Matthieu Paley

Fotografie di Matthieu Paley

 

Taxi driver

Diverso tempo fa, parallelamente all’inizio di alcuni dei miei viaggi più importanti, ricordo di essermi chiesta quale fosse la prima vera vetrina di un Paese. Il primo termometro per intenderci.
Il contatto più immediato con la terra in cui sei finito. E dopo un po’ ci sono arrivata.
Gialli, bianchi, rossi, fucsia che siano, quando siamo all’estero rappresentano un po’ l’umore di un Paese: i taxi!
Se ripenso ai miei viaggi in macchina (taxi o passaggi offerti) potrei aprire il cassetto dei ricordi e far uscire fuori gentilezze, storie, fregature, risate, maleducazione, disattenzioni, incomunicabilità… un universo immenso.
Una volta, dopo aver subito il furto della carta d’identità, il tassista si è fatto 4 commissariati scendendo anche lui e cercando di convincere la polizia a farmi subito la denuncia (Turchia); un’altra, mentre eravamo ad un commissariato di notte per fare una denuncia perdita passaporto e iphone (lo so, devo darmi una regolata!!), il conducente dell’hotel che ci aveva accompagnati è entrato con un vassoio per portarmi una bottiglia d’acqua (Thailandia); un’altra ancora, dopo 5 ore di viaggio, ci viene chiesto dall’autista di spacciarci per suoi parenti all’aeroporto (Cuba)… sono tanti i momenti che mi vengono in mente e, tra gli ultimi, ricordo questo viaggio in Turchia.
Eravamo sotto al sole di mezzogiorno, lungo la valle rosa in Cappadocia. Dopo un itinerario di alcuni chilometri a piedi, sulla strada di ritorno, un signore si è offerto di darci un breve passaggio con la sua macchina.
5 passeggeri + 1, in una macchina che poteva contenerne a stento 4. Musica a 90 milioni di decibel, una parola in inglese, una in italiano e una in turco e un bel pugnale a vista sul sedile anteriore.
A lui dedico questo post._MG_7014mod

Un viaggio nella fede

Quella vecchietta cieca, che incontrai la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: “Se la strada nun la sai, te ci accompagno io, che la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso, de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso, fino là in cima, dove c’è la Croce…”
Io risposi: “Sarà … ma trovo strano che me possa guidà chi nun ce vede…”
La cieca allora me pijò la mano e sospirò: “Cammina!”. Era la Fede.
“La Fede” di Trilussa

Questo è il fascino della fede. Qualsiasi sia la religione. Qualsiasi sia il luogo.

– Istanbul –
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– Roma – _MG_8099mod

Bangkok: pillole thailandesi 2

Visitando Bangkok ho capito che non ci si può perdere un giro tra i canali del fiume Chao Phraya. Non fatevi spaventare dal colore di questo fiume; bisogna invece vivere letteralmente la principale arteria d’acqua di questa capitale e i suoi cosiddetti khlong (canali).
E il modo migliore per goderseli è proprio “sfruttandoli”. Partendo dai diversi imbarcaderi presenti lungo il fiume, è possibile fare un giro sul battello (Chao Phraya Express) che si ferma all’altezza delle principali attrazioni di Bangkok (come il Wat Arun, il Wat Pho ecc…) oppure fare un giro sulle tipiche barche thailandesi (le long tail boat). Dall’acqua si svela una Bangkok diversa. Si riesce a percepire il rapporto che gli abitanti hanno con il loro fiume più importante, si possono scrutare, con discrezione, alcune abitudini e assaporare condizioni della quotidianità tipica, e forse a volte atipica per noi occidentali, di una metropoli come Bangkok.
E’ in pratica un’angolazione diversa, inaspettata, fresca e autentica.

Consiglio: a me è capitato di entrare in una piccola agenzia alla fermata dello Skytrain (metropolitana), a Saphan Taksin, e di prenotare un giro in long tail boat, partendo proprio all’altezza di Tha Sathorn. Se decidete di fare un giro su queste imbarcazioni thailandesi, portatevi un giacchino o un foulard da mettervi sulle gambe: ricevere addosso gli schizzi dello sporco Chao Praya non è il massimo…_MG_9615mod_MG_8980mod.

Robert Johnson – Sweet home Chicago

Una nota di viaggio dedicata a tutti gli amanti degli Stati Uniti. Una delle canzoni blues più conosciute, opera di Robert Johnson, tra i principali rappresentanti delle blue notes. Un pezzo sicuramente conosciuto anche grazie alla commedia musicale “The Blues Brothers” (con John Belushi e Dan Aykroyd). In questo post voglio pubblicare entrambe le versioni: l’originale, degli anni ’30, e quella “cinematografica”. Non so voi ma per me, nonostante quella dei Blues Brothers sia divertente, l’originale è imbattibile.

I paesaggi dell’Illinois. On the road. Volume della radio al massimo.


Lago Vittoria?No, la nostra Italia

Quando mi si è presentata questa immagine ho creduto, per un attimo, di essere in Africa. In uno di quei paesaggi da catalogo o da National Geographic che spesso ci capita di vedere. Nulla invece di più chilometricamente lontano.
Siamo infatti in Italia. Nel nostro Paese, che forse troppo spesso finiamo con il non osservare perché è troppo più semplice e frequente rimanere incantati da ciò che è lontano, sia dagli occhi sia dalla cultura.
E’ il lago di Bracciano, un lago di origine vulcanica situato a circa 50 km da Roma.
Un tranquillo e piacevole paesaggio “nostrano”, uno di quegli inaspettati angoli d’Italia che spesso capita di conoscere durante un week end fuori porta.

Il lago di Bracciano è un lago dove non è consentita la navigazione a motore ed è un’area dichiarata Parco Regionale.DSCN0513mod

Bob Marley – Stir It Up

Le melodie, l’intensità, la freschezza delle note di chi ha segnato la storia e la cultura musicale mondiale affrontando tematiche importanti, come quelle sugli emarginati dal sistema, i poveri, l’identità razziale. Bob Marley ci ha fatto conoscere non semplicemente un genere musicale, il reggae, ma la Giamaica stessa. 

Scorci inediti di Parigi

Quanti hanno visitato Parigi almeno una volta nella vita?Quanti sono stati colpiti da quella sagoma bianca e luminosa che risplende e padroneggia sulla città dalla collina di Montmartre, la basilica del Sacro Cuore? E quanti sono stati catturati da quello che è possibile trovare ai suoi piedi?
E’ a questa terza domanda che mi piacerebbe trovare risposta. Ho visto Parigi diverse volte (e devo ammettere che Montmartre non è tra i miei quartieri preferiti) ma l’anno scorso, in una fredda e uggiosa giornata di gennaio, sono rimasta incantata da un’immagine. Guardavo e riguardavo la giostra di cavalli posizionata ai piedi della scalinata del Sacro Cuore. Ho iniziato a scattare, quasi sentissi a pelle che ero vicina ad un momento e ad una scena che mi si era presentata prima nel cervello. Scattavo e aspettavo. D’un tratto un senza tetto si è presentato davanti alla giostra e ha iniziato a lanciare delle molliche di pane agli uccelli. Si è fermato e d’un tratto sembrava immerso nei suoi pensieri. Ed è in quel preciso momento che ho capito che l’immagine di Parigi che avevo in testa era quella. L’immagine carica di malinconia e grazia che solo questa città riesce a darti.

E voi avete scorci e angoli inediti di Parigi, al di fuori dei classici circuiti turistici, da consigliarmi?Le carrousel_mod
Consiglio: dopo aver percorso la lunga scalinata (quasi 300 scalini) e aver visitato la basilica, consiglio di proseguire per Place du Tertre (una tappa turistica quasi obbligata). Se potete però, visitatela in primissima mattinata. Già dalle 11 in poi la piazza si riempie di ritrattisti, bancarelle dozzinali e turisti perdendo qualsiasi fascino.
Fate un giro poi nelle viuzze di questo quartiere: Rue des Abbesses, rue St Rustique, rue Lepic etc…

Pescando da un cassetto cubano

Il viaggio non è un viaggio se non si ha la possibilità di ricordarlo. Quando si viaggia è importante poter poi riordinare mentalmente quello che si è assorbito. Oggi magicamente ho ripescato un’immagine da uno dei tanti cassetti dedicati ai ricordi. Cuba, Trinidad, 2008.
E, parallelamente, con voi mi va oggi di condividere non semplicemente un’immagine, che trasmette i colori e forse anche i profumi della notte, ma anche una poesia tratta da un film che reputo un grande e commovente film, una grande testimonianza dei nostri tempi: la storia di Arenas, grande scrittore e drammaturgo cubano (dal film “Prima che sia notte”).
Mi auguro che queste parole, e questo film, possano emozionare anche voi.
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Göreme: senza limiti di tempo

Göreme è una cittadina ammaliante e svegliarsi la mattina in uno dei suoi tanti hotel “rupestri”, facendo colazione nelle terrazze affacciate sui “camini delle fate”, è una sensazione che va ben oltre la serenità e l’incanto.
Trascorrere alcuni giorni a Göreme significa perdere quasi la cognizione del tempo e, forse, anche dello spazio.
Consiglio: girate le principali attrazioni della Cappadocia in auto, facendo base proprio a Göreme. Ci sono molti hotel scavati nella roccia che garantiscono un’accoglienza e una gentilezza impeccabili e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Se desiderate, potete noleggiare un auto da Antalya per arrivare a Göreme, ma bisogna considerare circa 7 ore di viaggio…che saranno anche interessanti ma non sono proprio pochissime, considerando anche un paesaggio che, poco dopo Antalya, diventa un po’ monotono!

Il parco nazionale di Göreme, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.Immagine

Sotto il cielo di Berlino part 2

Vita sotterranea e vita in movimento. Se penso a Berlino non posso non pensare alla sua rete di trasporti. Tra le più capillari ed efficienti del mondo. Avete mai provato a guardare una cartina dei trasporti berlinese?Sembra di osservare un circuito elettrico, un’intricata rete di linee!A Berlino ogni punto della città è raggiungibile.
Qualsiasi posto tu voglia raggiungere può essere raggiunto. Muoversi è quindi facilissimo. E, a dire il vero, una tale possibilità di spostamento è quasi imbarazzante per chi vive a Roma. La rete ferroviaria si distingue tra S-Bahn, che indica la rete ferroviaria urbana e che raggiunge anche aree più esterne) e U-Bahn, la metropolitana e prevalentemente sotterranea.

East Side Gallery
A dirsi è un po’ strano ma, se ci pensate bene, una delle principali attrazioni di Berlino è proprio una cosa che, in fondo, non esiste più: il muro. Ovunque in città sono rimasti in piedi piccoli frammenti di quel terribile blocco di cemento ma, il tratto più significativo da vedere è, senza dubbio, East Side Gallery, tra il ponte di Oberbaumbrücke e la stazione di Ostbahnhof, il tratto più lungo del muro, pieno di murales di artisti internazionali, ed emblema di libertà e speranza.
Pink Floyd – The Wall
Un pezzo di storia che avrei voluto vivere: il concerto The Wall – Live in Berlin del 21 luglio 1990 a Postdamer Platz, per celebrare la caduta del Muro di Berlino


Checkpoint Charlie e Topografia del Terrore
Uno dei punti di passaggio storici tra la Berlino Ovest e la Berlino Est, tra il capitalismo e il comunismo. “You are leaving the american sector”, questo recitava il cartello in inglese, russo e francese, “state lasciando il settore americano”. Oggi il Checkpoint Charlie è, a dire il vero, semplicemente un luogo artefatto e turistico ma che merita comunque un breve passaggio prima di arrivare invece in un punto molto invece nell’interessante Centro di Documentazione Topografia del Terrore.

The Kings of Convenience – Misread

Un brano del 2004 con sonorità folk del duo pop norvegese Kings of Convenience.

Alla scoperta di paesaggi sconfinati. Lunghe strade asfaltate circondate da una natura quasi incontaminata. Laghi. Colline in fiore. Sono in compagnia delle mie migliori amiche. Serenità, silenzio. Ho tutto.