I pensieri come le rondini

Arrivano all’improvviso. I pensieri intendo. I pensieri di quelle sere in cui chiudi la porta al mondo, all’umanità. Ed è lì che li trovi, pronti ad aspettarti con il loro carico di significato e di emozioni.

Basta una canzone, una di quelle che ti trafiggono e ti mettono in pace proprio con quel mondo che il giorno dopo è ancora lì a salutarti.
“…E con la polvere dei sogni volare. Al fresco delle stelle anche più in là.
Sogni, nel mare dei sogni. Vorrei girare il cielo come le rondini…E come loro quando è la sera chiudere gli occhi, con semplicità…”

Neil Young – Harvest moon

Manca la luna questa notte. E’ stanca. Brilla e affascina una parte di mondo che però non è davanti ai miei occhi.
Tutto è tranquillo, ma manca lei. Ed ecco quindi il momento perfetto per ascoltare una ballata dai tratti tormentati, romantici e dai suoni notturni. “Harvest Moon” di Neil Young. Un concentrato di note morbide in uno stile country rock inconfondibile…

..But there’s a full moon risin’
Let’s go dancin’ in the light
We know where the music’s playin’

Let’s go out and feel the night

Mostra a Roma

Troppe volte sento criticare una città come Roma. Troppe volte sento persone che gratuitamente dicono di voler scappare da questa” invivibile città” ma che poi, alla fine, nella maggior parte dei casi, sono i primi a non andare mai via. A volte, capita anche a me di prendermela con Roma e con i suoi tanti disservizi… ma come si può, sotto sotto, non amarla?Quando poi il week-end decidi di girarla e di godere delle sue bellezze, Roma non ha eguali. E quando le sue strutture museali, come il MACRO Testaccio in questo caso, riescono ad ospitare bellissime mostre, torni a casa appagato. Se siete a Roma, o se state programmando un week-end a Roma, sappiate che lo spazio de La Pelanda, al MACRO Testaccio, fino al 4 maggio, ospita una bellissima mostra antologica del fotografo giapponese Nomachi, “Le vie del sacro”. Circa 200 fotografie dedicate alla sacralità della quotidianità di tanti popoli nel mondo, ai loro pellegrinaggi, alla loro spiritualità. I suoi viaggi, a partire dagli anni ’80, in giro per il Sahara algerino, l’India, l’Africa, le Ande e tanti altri luoghi impattanti. Un allestimento coinvolgente e originale lo definirei. Un consiglio spassionato: se potete, a 10 euro, non perdetevelo.IMG_2662 IMG_2663 IMG_2668

Il Marocco in 3 minuti

Per chi mi segue da tempo è semplice capire quanto il Marocco mi abbia colpita ed emozionata. Ho scritto tanto di questo Paese. Sensazioni, consigli, riflessioni. E ho anche fotografato molto questa terra.
I suoi contrasti, i suoi colori, le sue contraddizioni.
Ho visto, ascoltato, assaporato, respirato il Marocco. E’ per me quello che definisco, come in un vecchio post, un Paese sotto pelle.
In questo bellissimo video, che condivido davvero con piacere, c’è la bellezza del Marocco.

Un libro per stasera?

Questo è il mio comodino. E’ così da un mese.
Non che io sia una intellettuale o una che fagocita libri più del pane.
Ho semplicemente comprato qualche libro per poter dormire meglio e per riattivare i miei neuroni un po’ spenti nell’ultimo periodo.
In ordine, partendo dal basso e dalla parte meno visibile, “Anatomia dell’irrequietezza” di Chatwin, iniziato 2 mesi fa e ancora a metà dell’opera. Talmente intenso, e a tratti vicino al mio pensiero, che spesso sento l’esigenza di accantonarlo per riprendere fiato.
In lieve sporgenza “Momenti di trascurabile felicità” di F. Piccolo. Leggero, ironico, a tratti sarcastico, vengono portati a galla quei piaceri quotidiani volatili che caratterizzano le nostre giornate e a cui spesso non prestiamo attenzione. Terminato in meno di 10 serate presonnifere.
Con cover bianca e nera, il mio terzo libro di Tahar Ben Jelloun, “Jenin, un campo palestinese”. Comprato su Amazon perchè fuori produzione.
Quando mi è arrivato e ho scartato l’involucro ho esclamato “uh, odora di antico”….per accorgermi dopo 1 minuto che è proprio antico!!
E’ del 2002, quindi solo 10 anni, ma tutte le pagine all’interno hanno assunto quella rigidità, ruvidezza e quel tipico odore di libro dimenticato tra le braccia di sorella muffa e fratello scantinato.
Detto questo, non vedo l’ora di leggere queste 75 pagine ammuffite e intrise di storia volta a denunciare le atrocità e l’assurdità di qualsiasi guerra.
Sulla destra, un libro di cui avevo letto una recensione, “L’acqua più dolce del mondo”.
Uno di quei libri che ti rapiscono già dal titolo e dalle prime 2 righe “…Là dove i confini di Iran, Pakistan e Afghanistan si incontrano…”. Spero di non rimanere delusa.
E molto più sotto, nascosto, ma visibile con la copertina arancio, “Vagabonding” di Potts.

Dopo aver sfogliato Gioia, credo inizierò da Ben Jelloun. 75 pagine non implicano eccessivo impegno mentale.foto (6)

Una notte a Matera

Avete presente quei momenti, brevi, semplici, probabilmente di “trascurabile felicita’, in cui di fronte ad un panorama sentite di non dover aggiungere alcun irrisorio aggettivo?Sono a Matera per lavoro, per una notte, ma di fronte a questo spettacolo ricordo quanto valga la pena girare e amare questo paese.

Questa e’ la mia Matera serale by iphone

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Red Hot Chili Peppers & Tinariwen

Un connubio incredibile!Alcuni componenti dei Red Hot Chili Peppers con i Tinariwen, musicisti del Mali, scoperti qualche mese fa mentre cercavo musica con influenze sahariane.
Ne è uscito questo brano ripreso durante un concerto a Los Angeles che avrei senza dubbio voluto vedere.

The Velvet Underground – Sunday morning

Un gruppo che ha davvero lasciato il segno nella storia del rock. Siamo tra gli anni ’60 e ’70 e Lou Reed, insieme ad altri tre grandi musicisti, dà vita ai Velvet Underground a New York. La loro musica è più che underground, così come gli ambienti in cui suonano. L’incontro poi con un fan d’eccezione, Andy Warhol, è decisivo così come l’ingresso di Nico nel gruppo. Quasi tutti, comunque, ricordiamo una delle cover più famose della loro storia musicale, se non dell’intera storia della musica, quella con la banana gialla disegnata proprio dal re della pop art, Warhol.

Pensando a domani mattina…
“Watch out, the world’s behind you, There’s always someone around you who will call”

Sulle tracce di Venezia a Bergamo

Chi mi segue da un po’ sa che scrivo sempre di posti realmente visitati e di sensazioni ed esperienze totalmente personali. Poi un giorno, qualcuno di nuovo legge quello che scrivi e ti propone di raccontare la sua città nel tuo “mondo”, perchè avrebbe
piacere di farla conoscere di più, di farla emergere e di contribuire con la propria voce. E questo è accaduto diversi giorni fa con una persona. Per la prima volta racconto di una città dove non sono mai stata, attraverso le sue parole e i suoi occhi:

“Venezia si trova a più di 200 km da Bergamo ed è indubbiamente una città di mare, per questo può sembrare strano andare sulle sue tracce proprio a Bergamo, cittadina lombarda più tipicamente montana. Basta però guardarsi attorno, appena arrivati
in città, per capire che Bergamo e Venezia sono state più vicine di quanto si creda.
Già sulle porte, che si trovano sulle mura del centro storico di Bergamo, si possono notare bassorilievi raffiguranti il leone di San Marco, simbolo del capoluogo veneto.Mura Venete1 La repubblica di Venezia ha conquistato Bergamo nel XV secolo e, poiché la città bergamasca rappresentava la sua frontiera verso ovest, le ha fin da subito mostrato un occhio di riguardo. Per prima cosa, Venezia ha costruito la cinta muraria che ancora oggi protegge Città Alta: le mura di Bergamo sono un’esempio delle fortificazioni rinascimentali italiane ed essendo rimaste intatte nei secoli offrono una magnifica testimonianza di
quello che era l’architettura militare veneziana del XVI secolo. 
Il vero simbolo della presenza della Repubblica di Venezia a Bergamo si trova però in Piazza Vecchia. Sebbene durante il periodo veneziano Bergamo abbia goduto di una certa autonomia, Venezia ha inviato in città i suoi funzionari, capitanati dal podestà, che si insediarono proprio nella piazza principale, nel Palazzo del Podestà, attiguo al Palazzo della Ragione, dove invece si tenevano le assemblee cittadine. Ora nelle sale del Palazzo del Podestà si trova un museo interattivo dedicato al ‘500 e alla dominazione veneziana,

Palazzo del Podesta e Campanone1per spiegare al meglio cosa ha rappresentato Venezia per lo sviluppo economico di Bergamo. Venezia basava tutta la sua potenza sui commerci e, una volta conquistata Bergamo, cercò di incrementare anche qui i suoi mercati, facendo per esempio costruire la via Priula, che passando dalla Val Brembana arrivava fino al cantone svizzero dei Grigioni, all’epoca corrispondente all’attuale Valtellina. Chiari segni del passaggio di Venezia a Bergamo si possono quindi vedere anche in provincia, come la dogana veneta di Averara o di Mezzoldo che, con la casa cantoniera di San Marco, si affacciavano proprio sulla via Priula. I Veneziani si preoccuparono poi di abbellire la città con palazzi e monumenti. Tra questi il più conosciuto è la fontana Contarini in Piazza Vecchia, realizzata per volere del podestà Alvise Contarini che, quando dovette tornare a Venezia alla fine del suo mandato, volle regalare ai bergamaschi una fonte d’acqua fresca proprio nel centro città, non immaginando che sarebbe diventata uno dei simboli di Bergamo. Nei suoi 300 anni di dominio Venezia ha permesso a Bergamo di fiorire e di diventare un centro vivo, ma soprattutto ha creato un ponte che ha superato le distanze e ha legato indissolubilmente la calda città di mare con i paesaggi orobici, permettendo a Bergamo di nascondere tra le sue mura chiari segni del passato glorioso della Serenissima Repubblica di Venezia.” – Scritto da Bergamo Insider

Chefchaouen e il suo azzurro

Regione di Tangeri-Tétouan, nel nord del Marocco. A ridosso delle montagne del Rif e a meno di due ore da Tangeri.
Un tempo proibita ai cristiani. Una cittadina bianca e azzurra, come l’azzurro del cielo che la sovrasta d’estate.
Una cittadina “pendente”, per via delle sue piccole viuzze che si inerpicano sulla collina. Negozi di artigianato locale, di babouche, di spezie, di tinture. Un luogo tranquillo, fatto di gente ospitale e serena.
Tahar Ben Jelloun, parlando di Chefchaouen, nel 2000, quindi diversi anni fa, la descriveva così “La cosa che qui mi piace è l’eleganza della modestia: la gente è povera ma dignitosa…”
Io qui sono stata abbracciata dalla mia serenità. E condivido con voi questi miei scatti.IMG_2372mod2IMG_2421modIMG_2382mod2

Roma in bici

Troppe volte finisco con lo snobbare Roma. Prenoto, parto, viaggio.
Troppe volte non ci accontentiamo di quello che abbiamo sotto gli occhi. Forse hanno ragione a dire che l’occhio diventa miope di fronte alla quotidianità delle cose.
Ci sono però dei momenti, dei week-end, in cui ti imbatti nei colori, nelle atmosfere e nell’animo della tua città e capisci perchè poi, alla fine, vivi proprio lì e in nessuna delle altre città del mondo che spesso visiti (a parte ovvio le motivazioni legate all’esigenza ;)).
Questo week-end dopo l’uccisione della mia pigrizia mentale mi sono armata di bicicletta e di tanta voglia di guardare Roma da un angolo inaspettato, quello del lungotevere.
In bicicletta lungo il Tevere, prendendo la pista ciclabile sotto il ponte Sublicio (per chi non è di Roma è il ponte successivo a quello dell’isola Tiberina).
Dopo una pedalata nel verde delle Terme di Caracalla, passando per Piramide, si scende al ponte Sublicio, da dove parte la ciclabile, per risalire verso nord, fino a Tor di Quinto… Un Tevere in controcorrente insomma. Credo siano circa 10 km in andata.
Credetemi, se potete, ne vale davvero la pena. Qui sotto solo un piccolo assaggio.

Da ponte Sublicio si arriva all'Isola Tiberina

Da ponte Sublicio si arriva all’Isola Tiberina

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Un pezzo di itinerario...

Un pezzo di itinerario…

Tangeri, la vivace

Quando cammini tra le strade di Tangeri respiri storia ovunque.
Ti sembra di avere a che fare con un’anziana signora provata dalle tante esperienze vissute. Tangeri ha accolto romani, spagnoli, francesi, inglesi, cartaginesi. Baluardo di tante culture, popoli, artisti e intellettuali.
Ha l’animo della classica città portuale crocevia di storie.
Non perdetevi una visita al Grande e piccolo Socco (souk). Se riuscite non svegliatevi tardi. E’ interessante e strano vedere le stradine del souk ancora un po’ addormentate e vuote. Mi sono divertita a fare un po’ di scatti tra le strade con le serrande ancora abbassate. Mi sembrava paradossale.

Il souk al mattino...

Il souk al mattino

Quando la merce è una e la si espone tutta

Quando la merce è una e la si espone tutta

Sting – It’s probably me (feat. Eric Clapton)

L’ultima volta ho fatto una promessa a Beatrice Blackbird (che aveva “indovinato l’indovinello”): le avrei dedicato il prossimo post dedicato alle NOTE di viaggio. E questa sera, in realtà, dedico questo pezzo che ho da anni nell’iPod anche a Biobioncino, al quale avevo anticipato di questa canzone di Sting, con Eric Clapton alla chitarra.
E’ It’s probably me.

Tangeri al tramonto

E se per una volta pubblicassi una suggestione?
Se condividessi con voi un breve video (fatto con cellulare) che ho girato a Tangeri al tramonto, affacciata sullo Stretto di Gibilterra dal balcone dello storico hotel El Minzah?

Un video che trasmette i colori, i suoni, le voci dei Muezzin che richiamano alla preghiera, il fascino di Tangeri e addirittura, con un salto di immaginazione, anche i profumi di quel momento…

Festival di Fotografia a Roma

Ieri ero all’inaugurazione del Festival Internazionale di Fotografia a Roma. Il MACRO era letteralmente preso d’assalto. Piacevole vederlo così pieno di gente. Tranne alcune esposizioni che, personalmente, non ho trovato molto interessanti (probabilmente non ne capisco molto di arte), ci sono stati alcuni spazi che secondo me meritano la visita:
– gli scatti di Paolo Pellegrin, che con i suoi reportage non delude mai. E poi l’allestimento è a cura della photo editor Annalisa D’Angelo (vedi anche una delle mie migliori amiche);
– lo spazio Trolley, una carrellata di immagini della casa editrice Trolley Books, ad opera di Gigi Giannuzzi, scomparso;
– Wounded cities di Leo Rubinfien, una sequenza di ritratti di grande formato di volti, di persone provenienti da diverse città nel mondo, colpite da attacchi terroristici. Le wounded cities appunto.
Una bella tappa insomma per un week end uggioso a Roma.festivalfotografia_copiafestival fotografia2_copia

La Boqueria di Barcellona

Due week-end fa sono stata a Barcellona. Un bel fine settimana con mia madre, che non l’aveva mai vista.
Devo ammettere che tornare in questa città è sempre piacevole. Barcellona è la classica città di mare in cui molti di noi vorrebbero vivere. E raramente ti delude.
E nel rispetto di alcune mie tradizioni, non poteva mancare neppure questa volta un salto alla Boqueria, il mercato coperto più grande e antico della Spagna.
La Boqueria, in realtà, non è semplicemente un mercato. E’ un’esperienza visiva, olfattiva, gustativa.
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Non credo ci sia persona che, di fronte alla varietà infinita di macedonie e frullati colorati, non abbia ceduto almeno una volta ad un bicchiere di frutta fresca. O ancora, alzi la mano chi non si è mai lasciato tentare da un pezzo di jamon serrano o di pata negra.
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IMG_2636mod Questa volta ho deciso di prendermela con calma e, anziché girare come un’ossessa tra le varie bancarelle, mi son seduta alla “barra” (al bancone) del Bar Central “la Boqueria”.
Il risultato? Un misto di pesce per 2, a circa 26 euro: un esplosione per le papille gustative.foto (8)mod

Bjork – Big time sensuality

E pensare che fino a qualche anno fa la sua musica la trovavo poco ascoltabile. Alcuni suoi pezzi mi mettevano ansia. Ultimamente l’ho scoperta meglio. Ci sono dei pezzi di Bjork ineguagliabili. Che ti fanno letteralmente venir voglia di muoverti. Come Big time sensuality.

Vivere Essaouira

Essaouira era lì che mi aspettava, da 4 anni, la mia ultima volta in Marocco. Ora che l’ho vista so che non la dimenticherò mai. Anche questa città mi rimarrà sotto pelle (vedi post Marocco: un paese sotto pelle). La decadenza dei palazzi corrosi dal tempo, dal vento, dal sole. La brezza marina che regala una foschia inaspettata. I profumi delle essenze tra le vie della medina e gli odori pungenti, a volte stomachevoli, vicino al porto. Il turismo occidentale e marocchino che si mescolano perfettamente. I grandi gabbiani padroni della città che catturano subito lo sguardo. Il pesce onnipresente in ogni vicolo, per terra, su bancarelle, nelle buste, nei piatti, tra le grinfie di gatti “sgarrupati” anche loro. E’ Essaouira.
Troppa roba e troppe sensazioni da dover sradicare dagli occhi e dalla mente per descriverla. Ecco quindi quello che mi riesce meglio, aprirvi una finestra. Farvela vedere attraverso i miei occhi.

Consigli: per dormire Riad Chbanate (cui dedicherò una recensione a parte), in piena medina; per cena il ristorante Les Alizes Mogador; per un pranzo veloce e molto informale i chioschetti non lontano dal porto. Noi abbiamo provato il chioschetto n.11. Andate tranquilli, basta evitare ghiaccio e insalata e mangerete del buon pesce fresco alla griglia.IMG_1809mod2IMG_1842mod copiaIMG_1945modIMG_1883mod