La Siria di oggi

La Siria di oggi è estranea ai miei ricordi di una terra maestosa, ospitale, di splendore paesaggistico e architettonico.
Quasi nulla credo sia rimasto di quello che  conservo nei ricordi. Quasi nulla credo sia rimasto alla gente che lì continua a vivere. O forse a sopravvivere.
Chi non ha mai avuto la possibilità (o l’interesse) di visitare un paese arabo/musulmano deve capire che il Califfato, l’ISIS, o anche detto IS, non ha nulla a che vedere con l’Islam. Il Califfato insediatosi in Siria non è la Siria. Si proclama Stato Islamico dell’Iraq e della Siria ma è in realtà un vero e proprio esercito estremista.
E l’estremismo non è l’Islam.
L’estremismo, in ogni parte del mondo, è una radicalizzazione delle scritture sacre (in questo caso, del Corano) con finalità politico-demagogiche e non una religione. Provo rabbia e distanza quando l’ignoranza delle persone scade nel giudicare ciò che non si conosce e nello “stigmatizzare” tutto come musulmano, quasi fosse un’etichetta anziché un aggettivo, come cristiano per fare un esempio. Perché di questo si tratta in molti casi, non di libertà di espressione ma di reale giudizio e pregiudizio.

La Siria non è più se stessa da anni, non lo era già dalla repressione del regime di Assad contro coloro che rivendicavano solo libertà, diritti e dignità.
E se nei miei ricordi i bambini giocavano per le strade di Damasco come ogni altro bambino oggi, molti di quei bambini, vengono “plasmati” dai jihadisti.

E quando poi per anni la violenza diventa quotidiana, si finisce con il dimenticarla e inserirla nell’ordinario perché a noi lontana…
Che poi, a guardarla bene, così lontana non è più._MG_5365

Cosa vedere a Doha

Dico la verità, mai avrei pensato di trascorrere dei momenti da sola a Doha, in Qatar, ed invece è accaduto. Di solito è uno scalo aeroportuale in cui si ci ferma qualche ora o una notte per poi proseguire verso altre destinazioni. E’ forse un Paese poco conosciuto al mondo del turismo e per tanti motivi si tende a preferire i vicini di casa Oman ed Emirati Arabi. Eppure, se quelle poche ore a disposizione vengono sfruttate al meglio, si possono scoprire piccole piacevoli cose in Qatar, in particolare a Doha. Sono sufficienti davvero 5 ore per farsi un’idea di Doha.
Una città ricca, che ricorda in piccolo per skyline e modernità la cugina Dubai. Quasi senza un reale passato ma con un concreto presente e soprattutto un visibile futuro, a giudicare dalle tante infrastrutture in costruzione e i prossimi importanti eventi, come i mondiali di calcio 2022.
Se avete pochissimo tempo a disposizione, come nel mio caso, fate un salto al Museo d’arte islamica, il MIA, costruito su un’isola artificiale, quasi a sembrare un organo separato dal corpo della città. Al suo interno un affascinante patrimonio artistico: drappeggi, manoscritti,ceramiche che ripercorrono centinaia di secoli di storia che hanno visto caratterizzare la cultura islamica in Africa, Asia, India ma anche Europa.
Il museo, costruito dallo stesso architetto che ha ideato la piramide del Louvre, e gratuito, e’ vicino al porto e non lontano dal suq Waqif e richiede circa 45 minuti di visita….45 minuti di arricchimento culturale.

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Tempo di Ramadan

Sono una di quelle che le partenze intelligenti le vede solo in televisione. Una di quelle che ogni anno arriva al mese di luglio con una stanchezza mentale ed una repulsione nei confronti della sveglia e del lavoro che dovrebbero rinchiudermi.
Eppure, ogni anno mi prometto di programmare il viaggio “intelligente” ed ogni anno mi ritrovo invece a prenotare un volo nel periodo più costoso.
Non so se definirla una forma di sadomasochismo o semplicemente un esempio lampante di lavoratore dipendente (un lavoro che comunque, fortunatamente, mi porta a spostarmi ogni tanto).
Fatte queste premesse, non è difficile capire perché negli ultimi anni io abbia visitato Paesi (dalla Siria alla Turchia, dal Libano al Marocco) nel periodo del Ramadan. Una coincidenza, quella delle ferie in agosto, che mi ha però consentito di imparare tanto di questa tradizione sconosciuta, che per i musulmani rappresenta uno dei 5 pilastri dell’Islam: le 5 preghiere quotidiane, le attività ridotte, l’arrivo del Maghrib, ovvero della quarta preghiera, quella del tramonto, seguito dall’Iftar, il pasto che interrompe il digiuno quotidiano, consumato a casa e preparato durante il giorno da donne esauste o mangiato in piazze gremite.
Il Post ha pubblicato alcuni scatti dal mondo di questo inizio Ramadan 2013 http://www.ilpost.it/2013/07/12/le-prime-foto-del-ramadan/

Bangladesh.  Cibo preparato per l’iftar. (MUNIR UZ ZAMAN-AFP-Getty Images)

Bangladesh.
Cibo preparato per l’iftar. (MUNIR UZ ZAMAN-AFP-Getty Images)

I musulmani e la preghiera

E’ interessante osservare i musulmani pochi istanti prima della preghiera.
La devozione, l’impegno, la fedeltà.
Per loro la preghiera (5 volte al giorno) rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda l’Islam. E nonostante i musulmani possano pregare in qualsiasi posto – per strada, in ufficio, in casa – nulla è più affascinante dell’osservare gli attimi che precedono quel momento importante della giornata, prima di entrare in una moschea.
Sono lì insieme, per condividere un momento che li accomuna.
E quando sei per le strade e, d’un tratto, attraverso i minareti delle città, la voce dei Muezzin richiama i fedeli alla preghiera, non puoi non rimanere paralizzato.

Istanbul, 2009

Istanbul, 2009

La Spianata delle Moschee

Vi capita mai, durante un qualsiasi viaggio, in un qualsiasi dove, di sentirvi disorientati
di fronte alla bellezza? Di sentirvi quasi persi di fronte ad un qualcosa che si presenta troppo raro ed imponente per poter essere “catturato” con due soli occhi?A me è capitato già alcune volte.
L’ultima proprio nella Spianata delle Moschee, a Gerusalemme. Uno dei luoghi più venerati e forse contesi al mondo.
Dopo aver girato la città, in tutti i suoi differenti angoli, arrivi al Muro del Pianto. Lo osservi attentamente, lo “respiri” per la sua unicità.
Alla sua base, lungo tutto il Muro Occidentale, gli ebrei sono impegnati nella preghiera. Uno spazio riservato agli uomini ed uno spazio riservato alle donne. Alzando lo sguardo, oltre il Muro, intravedi invece una cupola dorata. E’ la Cupola della Roccia che si erge maestosa all’interno del Monte del Tempio, la cosiddetta Spianata delle Moschee, non più casa degli ebrei ma casa dei musulmani.
Qui, tra gli spazi della moschea Al-Aqsa e quelli della Cupola della Roccia, è rimasta una parte di me.

Consiglio. Il venerdì e il sabato la Spianata è chiusa ai non musulmani. Per poterla visitare basta recarsi fino al Muro del Pianto. Al centro, un pontile di legno sale fino a farsi quasi strada nel Muro. E’ l’ingresso per i non musulmani. La fila è sempre interminabile. A tutte le ore. Io però ero lì alle 7.30 (orario di apertura) e sono entrata dopo soli 15 minuti. A quell’ora la luce è indimenticabile.

Muro Occidentale dal pontile di ingresso alla Spianata

Muro Occidentale dal pontile di ingresso alla Spianata

La Cupola della Roccia nel Monte del Tempio

La Cupola della Roccia nel Monte del Tempio

La Siria che ho amato part 4

Il silenzio, il mistero della spiritualità, l’accoglienza, il dialogo tra religioni.
Tutto questo ricordo di un luogo speciale. Uno di quei luoghi che forse gli occhi scoprono una volta sola nella vita. Uno di quei luoghi in cui ti senti infinitamente piccolo. Un luogo che spero, un giorno, di ritrovare intatto.
Deir Mar Musa è un monastero situato nel deserto siriano, a circa 80-100 km di macchina da Damasco. Questo luogo di devozione, di dialogo islam-cristiano esiste grazie alla volontà di un grande uomo, il gesuita padre Paolo Dall’Oglio.
Chiunque arrivi fino a questa comunità, un cristiano, un musulmano, un semplice curioso, un pellegrino, un non credente o chi, come me, vorrebbe forse poter incontrare un po’ di più la fede, è accolto con la massima semplicità. Tutti entrano a far parte della quotidianità del monastero, della preghiera, della privazione, del lavoro.
La macchina vi lascia ai piedi del promontorio da cui inizia il sentiero per arrivare al monastero. Una volta arrivati in cima si è colti, o almeno questo è capitato a me, da un iniziale momento di imbarazzo. Mi sono sentita quasi fuori luogo. Mi sono sentita come un ospite lasciato improvvisamente solo in una casa altrui vuota. Qui non si viene trattati da turista, o da ospite servito e riverito. In questo posto si diventa parte integrante della vita del monastero. Si condividono l’acqua, il cibo, i lavori quotidiani, il sonno.
Spero col cuore che un giorno, non troppo lontano, possiate andare a vedere anche voi, con i vostri occhi, la magia unica di questo posto.
Dormire per terra, insieme ad altre persone di tutto il mondo, donne con le donne e uomini con gli uomini, nel silenzio del deserto roccioso che lo abbraccia, nella semplicità, è un privilegio che non tutti hanno nella vita.

Io, per due giorni, sono stata una tra questi privilegiati.
E per darvi un’idea di cosa significhi quel luogo, oltre alle mie foto pubblico un breve (e bel) video trovato per caso su youtube. Sarei felice se lo guardaste. Quella è l’atmosfera che ho respirato. Quella è la spiritualità dalla quale sono rimasta pietrificata. Quella è la voce di Padre Paolo._MG_5650mod_MG_5638mod2_MG_5697mod

Bab’Azi

Cercavo un video su youtube che si legasse alla cultura e alla musica Sufi e mi sono imbattuta in questo video. Non ricordo esattamente cosa mi abbia incuriosita, so solo che dalla prima immagine ho avuto l’istinto di guardarlo. Sono bastati pochi secondi, per un’appassionata di quelle culture, paesaggi, colori e ambientazioni, per capire che avrei dovuto sapere qualcosa di più di Bab’Azi. E alla fine ho scoperto che Bab’Azi è un film (non esistente in italiano) che racconta non semplicemente la storia di un viaggio nel deserto, ma di un viaggio nell’anima, nella spiritualità, nel sufismo ovvero la forma di ricerca mistica dell’Islam.
Bab’Aziz è un anziano derviscio non vedente che, con la sua nipotina, deve raggiungere la più importante riunione di dervisci attraversando il deserto, da sempre luogo ostico ma di meditazione e ricerca interiore.
– Marocco –
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Un viaggio nella fede

Quella vecchietta cieca, che incontrai la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: “Se la strada nun la sai, te ci accompagno io, che la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso, de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso, fino là in cima, dove c’è la Croce…”
Io risposi: “Sarà … ma trovo strano che me possa guidà chi nun ce vede…”
La cieca allora me pijò la mano e sospirò: “Cammina!”. Era la Fede.
“La Fede” di Trilussa

Questo è il fascino della fede. Qualsiasi sia la religione. Qualsiasi sia il luogo.

– Istanbul –
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