Quel gene maledetto

“La voglia di viaggiare sta scritta in un gene”. Non sono diventata nè una scienziata nè una ricercatrice. E’ semplicemente il titolo di un articolo dell’Huffington Post segnalatomi ieri. Cerco di sintetizzarvela in poche parole.
Sembrerebbe che il bisogno di viaggiare o di partire continuamente sia legato ad una sorta di “gene del viaggio”. Mi era sembrata una notizia dai tratti quasi romantici, su cui poter fare voli pindarici con la fantasia: raccontare storie di donne e uomini che, d’impulso, abbandonano la loro routine trascinati da un bisogno irrefrenabile di migrare. Una sorta di impeto violento che iniziava a farli camminare felici senza meta, senza bagagli, soldi, fronzoli.
Ma torno alla realtà nel momento in cui vado avanti con l’articolo…
Questo povero “genetto”, che per centinaia di anni se ne stava nascosto nel DNA di grandi esploratori, viaggiatori, navigatori, letterati, silenzioso e felice del suo ruolo magico, d’un tratto viene scoperto. Il linguaggio cambia e si inizia a parlare di ‘recettore della dopamina D4’, anzi per essere precisi, di DRD4 7r.
Dopo secoli, insomma, questo gene finisce con l’avere il nome di un virus, di una cometa, di un cellulare …una sorta di nuovo sfigatissimo battesimo.
Alla fine sorrido.
La scienza è una cosa meravigliosa ma a me non interessa sapere se il desiderio di partire sia scientifico. Non mi interessa sapere se il mio livello di DRD4 7r sia alto, altissimo o basso, bassissimo.
Se questo gene sia aggrappato o meno al mio DNA non lo saprò mai.
Quello che so, è che non parto per il bisogno di lasciarmi alle spalle casa o la routine, o “per sentirmi viva”.
Viaggio perché mi piace vivere su pelle una tradizione, un’esperienza. Viaggio perché mi piace esprimere un’opinione su qualcosa che ho visto e vissuto.
Viaggio perché, probabilmente, forse alla fine è quello che so fare meglio.IMG_7421low

2015

Dedico l’ultimo post di questo 2014 a voi.
A chi mi segue da quando è nato Viaggio in Progress, ma anche a chi mi segue solo da qualche giorno. Una dedica ad ognuno di voi.
A chi ho imparato a conoscere attraverso i commenti, le opinioni di vita vissuta, le dediche.
A chi imparerò a conoscere attraverso le proprie esperienze, i propri occhi sul mondo.
A chi mi segue costantemente ma in silenzio.
A voi tutti, uno per uno, auguro…

Che sia un 2015 di talenti riconosciuti, di arte, di scienza, di nuove tecnologie al servizio dell’uomo, di bellezza per gli occhi.
Che sia un 2015 senza coloro che non fanno altro che lamentarsi dell’Italia e degli italiani e che alla fine non espatriano mai.
Che sia un 2015 di libera e non ostacolata interpretazione.
Che sia un 2015 di grandi riflessioni, di momenti difficili non evitati e di decisioni ragionate.
Che sia per tutti un 2015 di viaggi mentali, di partenze per luoghi indefiniti e di ritorni carichi di consapevolezza, verso luoghi immaginari senza confini territoriali, come dovrebbe essere in realtà la geografia.

Abruzzo, dicembre 2014

Abruzzo, dicembre 2014

La Domus Aurea di Roma

Tre settimane fa lessi della riapertura della Domus Aurea durante i lavori: una visita di 15 minuti, solo il sabato e la domenica.
Dopo tanti anni riapre uno dei miei sogni nel cassetto, mi dico.
Quella che fu la villa di Nerone. Mi affretto in 3 minuti nell’acquisto on-line della visita.
Fino a fine dicembre solo 4 posti disponibili. 15 euro circa per 15 minuti. Compro. Li vale tutti, mi dico. E contribuisco al suo restauro. Dopo 2 giorni un sms mi informa che la transazione, x motivi legati al sistema, non è andata a buon fine. Non ci credo mi dico. Questo è un incubo. Mi rassegno. Qualche giorno fa leggo un articolo su L’Espresso. Di quegli euro solo un terzo sembrerebbe finire nelle casse del Ministero. E gli altri mi dico? Gli altri finiscono nei concessionari privati, alla Electa e alla Coopculture.
Senza entrare nelle solite tematiche politiche e populiste troppo lontane dal mio modo di vivere e pensare mi chiedo… Avete mai guardato le riprese dei restauri?
Mai osservato la passione e la competenza di chi trascorre giornate a risistemare anche un solo centimetro di quegli affreschi?Spesso a pochi euro…
Ecco io vorrei leggere a volte di loro.
E di quanto sia unico e invidiabile riportare in vita la storia.
E la bellezza…
In questo breve video, la domus attraverso un punto di vista (esterno) diverso.

Mangiare a Marsiglia. Conosco un posticino

A Marsiglia, quasi ai piedi della Cattedrale, c’e’ un posticino in cui, una volta suonato il citofono, ti accolgono come in una vera e propria casa.
L’atmosfera e’ simile a quella di un paladares cubano. Familiare e genuina.
Si mangia quello che offre la casa quel giorno, senza pretendere piatti troppo elaborati. La proprietaria si aggira tra i tavoli con grande cordialita’ e simpatia. Il prezzo neanche a dirlo (9,50euro per menu del giorno).
Una storia di viaggio da raccontare piu’ che un pranzo.
Tutto questo e’ l’esperienza a le Panier Gourmand ( 5 Rue Four du Chapitre).
Qualora andaste…mi raccomando, si entra solo se suonate al citofono.

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Equilibrio nella partenza

Non so voi, ma spesso mi chiedo chissa’ dove trovano il proprio equilibrio gli altri. In quale luogo, in quale emozione, in quale momento. Io generalmente lo trovo in ‘dove’ come questi. Nell’esatto istante in cui prendo consapevolezza di una partenza. ViaggioInProgress.

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Il capodanno cinese

Oggi è un giorno particolare. Non direi certamente per il maltempo
che sta flagellando l’Italia e Roma ma perchè, dall’altra parte del mondo,
oggi è il primo giorno dell’anno 4712.
Il calendario cinese segue le fasi lunari e solari e oggi si passa
ufficialmente dall’anno del Serpente all’anno del Cavallo. Non ci ho mai capito molto ma deve essere particolare, almeno una volta, ritrovarsi tra le migliaia di lanterne rosse che colorano Pechino.

MARK RALSTON/AFP/Getty Images

MARK RALSTON/AFP/Getty Images

WANG ZHAO/AFP/Getty Images

WANG ZHAO/AFP/Getty Images

Tate Modern: museo e opera d’arte

Alla fine, anche la vita e’ un continuo via vai…
Questo ho pensato scattando questa foto. Uno scorcio dalle scale mobili del museo d’arte moderna e contemporanea Tate Modern di Londra. Una centrale elettrica che ha donato la sua anima all’arte.
Arrivateci con la metro fermata London Bridge (piu’ suggestivo) o Southwark. Non perdeteveloper nulla al mondo.

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Partenze

E arriva sempre il giorno in cui devi ripartire. Da qualsiasi dove per qualsiasi dove. Quell’orario preciso che scandisce la separazione tra un luogo, quello vecchio, e l’altro, quello nuovo, tra un momento, quello vecchio, e l’altro, quello nuovo. Avete mai pensato a quante sensazioni, sentimenti e stati d’animo sia legato il concetto di partenza?
Ansia, felicita’, nostalgia, tristezza, curiosita’, paura, sfida, dubbio, nervosismo, amore…
E nel momento in cui parti, quell’esatto istante, qualcosa, per qualsiasi motivo, sara’ diverso da prima.

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Il Marocco in 3 minuti

Per chi mi segue da tempo è semplice capire quanto il Marocco mi abbia colpita ed emozionata. Ho scritto tanto di questo Paese. Sensazioni, consigli, riflessioni. E ho anche fotografato molto questa terra.
I suoi contrasti, i suoi colori, le sue contraddizioni.
Ho visto, ascoltato, assaporato, respirato il Marocco. E’ per me quello che definisco, come in un vecchio post, un Paese sotto pelle.
In questo bellissimo video, che condivido davvero con piacere, c’è la bellezza del Marocco.

L’alba a Roma

Svegliarsi di notte per prendere un aereo mi indispone parecchio. Pero’ scopri che alle 6.30 e’ ancora buio. Che Roma e’ vivibile. Che i netturbini prendono il caffe’ per andare a dormire. Che i fiorai pakistani conoscono il sonno. Che i colori rosso e arancio dell’alba invernale a Roma sembrano africani. Che alcuni baristi del Terminal 1 in realta’ non sono antipatici, lo diventano con il divenire della giornata e con la frenesia delle persone. Che la gente si sta per svegliare e che tu, gia’ in piedi, e con ancora il gonfiore e il calore del sonno, stai osservando le luci che si accendono negli appartamenti.
Buongiorno.

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Un libro per stasera?

Questo è il mio comodino. E’ così da un mese.
Non che io sia una intellettuale o una che fagocita libri più del pane.
Ho semplicemente comprato qualche libro per poter dormire meglio e per riattivare i miei neuroni un po’ spenti nell’ultimo periodo.
In ordine, partendo dal basso e dalla parte meno visibile, “Anatomia dell’irrequietezza” di Chatwin, iniziato 2 mesi fa e ancora a metà dell’opera. Talmente intenso, e a tratti vicino al mio pensiero, che spesso sento l’esigenza di accantonarlo per riprendere fiato.
In lieve sporgenza “Momenti di trascurabile felicità” di F. Piccolo. Leggero, ironico, a tratti sarcastico, vengono portati a galla quei piaceri quotidiani volatili che caratterizzano le nostre giornate e a cui spesso non prestiamo attenzione. Terminato in meno di 10 serate presonnifere.
Con cover bianca e nera, il mio terzo libro di Tahar Ben Jelloun, “Jenin, un campo palestinese”. Comprato su Amazon perchè fuori produzione.
Quando mi è arrivato e ho scartato l’involucro ho esclamato “uh, odora di antico”….per accorgermi dopo 1 minuto che è proprio antico!!
E’ del 2002, quindi solo 10 anni, ma tutte le pagine all’interno hanno assunto quella rigidità, ruvidezza e quel tipico odore di libro dimenticato tra le braccia di sorella muffa e fratello scantinato.
Detto questo, non vedo l’ora di leggere queste 75 pagine ammuffite e intrise di storia volta a denunciare le atrocità e l’assurdità di qualsiasi guerra.
Sulla destra, un libro di cui avevo letto una recensione, “L’acqua più dolce del mondo”.
Uno di quei libri che ti rapiscono già dal titolo e dalle prime 2 righe “…Là dove i confini di Iran, Pakistan e Afghanistan si incontrano…”. Spero di non rimanere delusa.
E molto più sotto, nascosto, ma visibile con la copertina arancio, “Vagabonding” di Potts.

Dopo aver sfogliato Gioia, credo inizierò da Ben Jelloun. 75 pagine non implicano eccessivo impegno mentale.foto (6)

E’ ora di partire

Ho scoperto che d’estate stare dietro al blog mi e’ davvero difficile. Lo ammetto pubblicamente. Il cervello e’ stanco e carico di tutte le informazioni che lo hanno pressato durante l’anno. Quasi sfinito. Ti ritrovi a fare il countdown delle ferie. Si e’ proiettati verso il relax e, per molti, come me, verso un nuovo viaggio. Un viaggio che, come migliaia di italiani, avverra’ad agosto, il mese dei bollini rossi, del caldo torrido, del dubbio ‘ho chiuso bene la porta’, dell’alta stagione, dei cartelli ‘chiuso per ferie’… ma a me non importa. L’emozione dei giorni antecedenti il viaggio e’ unica. Ricorda vagamente l’innamoramento. E’ come se avessi una farfalla nello stomaco. Inizia ad agitarsi.

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